Un bel mattino, quando meno te lo aspetti, inizia per l’azienda una storia “ispettiva”, sovente destinata a non consumarsi in breve tempo. E’ con essa, la liaison con i funzionari che devono controllarla.
Quanto può durare un ispezione, quindi? Quanto tempo occorre ottenere di conoscere di “quale morte si morirà”?
Dipende. E non si tratta di una risposta vaga, ma esattamente della realtà giuridica e delle cose.
Da pochi giorni -un mese, diciamo- a molti mesi. Non di rado più di un anno. Non sono isolati i casi in cui si sono sfiorati i due anni. Un bel mucchio di giorni, dovendo rimanere nella più assoluta incertezza del domani.
I soggetti che subisco l’accertamento –giustamente- iniziano a interrogarsi –e ad interrogare il loro consulente- per conoscere quanta pazienza dovranno ancora avere. E, soprattutto, cosa dovranno attendersi.
Il consulente stesso, di solito, non ne può sapere di più di quanto osserva accadere. Andare a chiedere e sollecitare, oppure acquietarsi nel silenzio dell’amministrazione?
Aspettare tranquilli, senza istigare, usualmente, è il consiglio che si offre.
L’altro consiglio che si propone, tuttavia, è quello per cui non deve affatto presumersi che il trascorrere del tempo significhi perdita delle “tracce” del controllo. Come dire: ritenere che gli ispettori si siano “dimenticati” della nostra azienda.
Anzi.
In primo luogo, poiché la normativa e i codici di comportamento oramai stabiliscono che gli ispettori debbano concludere espressamente il procedimento iniziato con il primo accesso in azienda. Di qualunque segno sia tale conclusione, con rilievi o negativa. Dunque, se ancora non si è visto pervenire alcun provvedimento di conclusione del controllo, è improbabile che esso possa dirsi definito a nostra insaputa.
In secondo luogo, e ciò quale ragione ancora più penetrate, poiché, in effetti, nessun termine alle indagini degli ispettori è stato mai stabilito dalla legge.
Ciò vale a dire che esistono termini di legge quanto alle indagini penali (come previsti, appunto, dal codice di procedura penale per le cd. indagini preliminari), ma non in riferimento ad indagini di carattere amministrativo, quale quelle condotte nelle discipline del lavoro e della legislazione sociale.
Insomma, gli ispettori possono prendersi legittimamente tutto il tempo che serve loro.
Il codice di comportamento degli ispettori del Ministero del lavoro del gennaio 2014, per esempio, si limita ad affermare che “gli accertamenti devono concludersi nei tempi strettamente necessari”. Tenuto conto della dimensione dell’azienda (es. il bar con il titolare e un dipendente, anziché lo stabilimento con millequattrocento lavoratori) e della complessità delle indagini (es. l’accertamento di lavoro irregolare riscontrato all’atto dell’accesso in azienda, piuttosto che le indagini in ordine ai tempi di lavoro per alcuni anni di decine di dipendenti).
Tuttavia, si tratta di parametri di ragionevolezza labili, il cui mancato rispetto con difficoltà può fare condurre alla declaratoria di vizi dei provvedimenti assunti.
L’assenza di espressi termini delle indagini non sono da confondere, del resto, con il vincolo alla contestazione degli illeciti amministrativi –a pena di decadenza- entro novanta giorni dall’accertamento (cfr. art. 14, L. 689/1981). Dall’accertamento, appunto: non dall’inizio delle indagini.
Per cui, l’accertamento (ovvero la constatazione e piena prova della violazione) potrebbe sopravvenire anche molto tempo dopo l’inizio delle indagini. Purché entro il momento di prescrizione dei fatti (cinque anni dall’illecito, come noto).
Il fatto è che, non di rado, gli Uffici ispettivi ci “giocano” su questi termini. Magari trascorre un anno dall’inizio del controllo e quando arriva all’azienda il verbale di contestazione, vi si trova scritto che i verbalizzanti hanno avuto prova degli illeciti il giorno stesso in cui redigono il verbale da notificare.
Possibile?
Solitamente no.
Per cui -in attesa di future e puntuali disposizioni di legge anche sui tempi delle indagini degli ispettori del lavoro-, oggi il consiglio è che dal momento in cui viene notificato il verbale ispettivo, su di esso devono iniziare le “investigazioni” di aziende e professionisti…

di Mauro Parisi

[The World of Il Consulente n. 55 e 56 del 20 aprile e maggio 2014]